Oggi il 49% della popolazione italiana ammette di utilizzare spesso internet come un vero e proprio oracolo della salute, anche se il 39% dei professionisti dichiara di ricevere pazienti più allarmati da ciò che hanno letto sul web circa i loro sintomi. La fiducia riposta in ciò che si trova su internet porta il 38% degli specialisti intervistati a notare come ci siano sempre più persone portate all’autodiagnosi e più suscettibili e influenzabili dalle storie lette in rete (per il 34% dei rispondenti).
I nostri smartphone già monitorano i nostri livelli di attività, stili di vita e le abitudini. Sanno dove andiamo, quanto velocemente ci muoviamo, e quando e quanto dormiamo. Alcune applicazioni per smartphone già cercano di giudicare le nostre emozioni e la salute sulla base di tali informazioni.
L’e-health (scritto anche eHealth) è un termine relativamente recente utilizzato per indicare la pratica della salute attraverso il supporto di strumenti informatici, personale specializzato e tecniche di comunicazione medico-paziente.
Per la precisiomne, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce e-Health “… L’uso efficiente e sicuro delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione a sostegno dei settori della sanità e relativi alla salute, tra cui l’assistenza sanitaria, la sorveglianza sanitaria e l’educazione alla salute, la conoscenza e la ricerca.”
Il termine è al centro di una disputa in quanto alcuni affermano che sia intercambiabile con il termine health care informatics mentre altri lo utilizzano nel senso più stretto del termine, ovverosia la pratica dell’healthcare attraverso l’uso di Internet. Il termine può quindi comprendere una vasta gamma di significati i cui limiti possono essere da una parte la medicina/healthcare e dall’altra l’informazione tecnologica.
Sono invece tutti concordi che l’innovazione digitale oggi può rappresentare una leva strategica fondamentale per rispondere alle grandi sfide che si pongono per avere un sistema sanitario in linea con i bisogni e le aspettative dei cittadini e, nello specifico, i servizi digitali possono migliorare il livello di soddisfazione e la relazione col paziente, agevolare la comunicazione e l’accesso alle informazioni e risorse sanitarie, aumentare l’efficienza e la qualità delle prestazioni.
Grazie all’e-health infatti le persone potranno mettere a disposizione dei professionisti della salute di loro scelta le informazioni giuste al posto giusto nel momento giusto, per ricevere le migliori prestazioni possibili. La tecnologia dell’informazione verrà utilizzata per rendere i processi fra tutti gli attori qualitativamente migliori, più sicuri e più efficienti.
Oggi vi è una frammentazione dei dati medici dei pazienti, perché vengono raccolti in luoghi diversi nel corso di un trattamento. Vi è quindi il rischio di errori terapeutici, a causa di equivoci o di informazioni mancanti. L’eHealth può contribuire a ridurre gli errori nella diagnosi e nella terapia e quindi a salvare vite umane.
Stiamo inoltre assistendo a un rapido cambio di paradigma. Dal curare e prevenire malattie siamo sempre più attenti e orientati a promuovere benessere e salute. Sta cambiando la domanda. Da un modello centrato sulla patogenesi (pathein = soffrire; genesi = origine), dunque sull’individuare l’origine della sofferenza, le cause della malattia, stiamo passando a un modello “salutogenetico” centrato sulla capacità di adattamento, sulla possibilità della persona di confrontarsi con ciò che è estraneo e, in questo confronto, potenziarsi.
Appare evidente anche che lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie digitali e mobili favoriscono anche la sensazione di empowerment della persona che sente di avere il potere di fare e di essere di più, di poter esprimere varie parti di sé, di essere sempre “connesso” ad attività e mondi possibili, attraverso un semplice touch e sarà attore attivo nelle decisione sulla sua salute.
Purtroppo nel nostro Paese la digitalizzazione dei dati sanitari è ancora modesta e disomogenea, con alcune regioni virtuose e altre in ritardo rispetto alla tabella marcia. Una ricerca condotta dall’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano ha infatti rilevato che alcune regioni hanno sfruttato percorsi di digitalizzazione già consolidati nel tempo per implementare un Fascicolo completo e aderente alle linee guida nazionali. Altre Re- gioni invece, a partire da situazioni di base meno avanzate sotto il profilo tecnologico, si stanno muovendo ora seguendo le orme e i percorsi tracciati dalle Regioni virtuose per rispettare le recenti normative.
Ci sono alcuni problemi ancora da risolvere, tra cui: il reperimento di fondi da investire nelle nuove tecnologie; i dibatti tra digitalizzazione delle informazioni e tutela della privacy; la diffusione in rete di informazioni non corrette; informazioni specialistiche non comprensibili dai pazienti; etc.
Quindi anche se il passaggio al nuovo medium elettronico di rete può ribaltare le ‘filiere produttive’ tradizionali della cura, la condivisione immediata delle informazioni e la trasparenza dei dati generano empowrment per il cittadino e facilitano il lavoro del medico curante, allontanando lo spettro della sua burocratizzazione, c’è ancora necessità di esplorare i vari rischi e pericoli collegati e reperire i giusti finanziamenti per sviluppare le tecnologie giuste.